BIG AGAINST BREAST CANCER / MAPS
L’opera Light and Shadow_2017, appositamente realizzata per questa esposizione, è una evoluzione dei concetti fondamentali del progetto Mappe/Boundaries realizzato da Filippo Piantanida.
Mantenendo la prospettiva aerea delle fotografie satellitari e il “metodo” delle ricomposizioni per frammenti temporalmente separati ma spazialmente contigui, Piantanida si interessa questa volta ai segni rilevati sulla terra dovuti alla presenza o al passaggio di acqua. Interpretando l’acqua come fonte vitale primaria e come bene imprescindibile, l’artista si inoltra in una ricerca, metaforica oltre che visiva, che lo conduce ad immagini di retaggio ancestrale. La prima sorpresa, in questi lavori, è la contrapposizione tra il livello avanzatissimo della tecnologia che ha permesso di realizzarli e il loro aspetto atavico, naturale, che ricorda lo sviluppo dei frattali. Il bianco e nero a cui ricorre per questo lavoro appositamente realizzato, visivamente avvicina l’immagine alla sensibilità di alcuni grandi fotografi americani degli anni cinquanta (es. Minor White), ma diventa funzionale ad esprimere il concetto di Tempo inteso come alternanza di giorno e notte. Luce ed ombra, dunque, che si alternano nella ricerca e nella definizione di questa “traccia vitale” che l’artista insegue e, al contempo, ridisegna. L’ossessiva serialità, implicita nella dimensione frattale dell’immagine ottenuta, suggerisce invece una volontà di natura più contemporanea e più vicina alle sperimentazioni estreme della fotografia digitale dei nostri giorni (es. Gursky). Piantanida indaga i frammenti satellitari ingranditi alla ricerca di percorsi, segni e sollecitazioni visive significative che possano appagare una curiosità dello sguardo sempre più intensa e lucida. La ricerca, come nel precedente lavoro sulle mappe, è soltanto all’inizio ed ha aperto infinite possibilità di sviluppo con diversi livelli di interpretazione possibili. Come noto, la definizione dei frattali (dovuta al matematico Benoìt Mandelbrot alla metà degli anni ’70) contribuì a colmare il divario tra una rappresentazione strettamente geometrica della natura (data da linee, curve, punti, e sfere) e l’effettiva varietà delle forme naturali esistenti. Questi elementi geometrici, infatti, corrispondono ad esempio, agli schemi di sviluppo di molte piante, dei coralli e, non ultimo, a quelli delle connessioni neuronali del cervello umano o dei vasi sanguigni. Da qui la percezione che questa serie di lavori potesse essere particolarmente adatta per gli scopi di sensibilizzazione promossi da BIG. Nel tentativo di avvicinare a tematiche delicate e complesse, che hanno a che fare con ricerche e tecnologie avanzatissime, ma che toccano le persone nel loro aspetto più naturale, ovvero l’infinita fragilità del corpo umano. Le luci e le ombre evocate dal titolo, possono essere metaforicamente interpretate anche come i diversi momenti che le persone devono affrontare all’interno di un percorso complesso come quello promosso da BIG.